Dopo i titoli di testa, la prima inquadratura riprende il posizionamento di uno spaventapasseri nella pianura friulana.
La narrazione comincia con l’ingresso nella piazza del paese di un carro di strame sul quale giace riverso un uomo morto - Nardin - preceduto dalla moglie di lui che invoca aiuto.
Mentre la telecamera indugia su un uomo che beve un bicchiere di vino portogli da una finestra, il defunto viene trasportato dentro una casa. Il mesto corteo passa davanti a Checo, il giovane protagonista, che assiste sconvolto alla scena mentre sta portando al pascolo le tre pecore della famiglia.
Il ragazzino cerca di scappare da una banda di coetanei che lo inseguono, ma viene alla fine raggiunto, appeso a viva forza a una palizzata e canzonato con il nomignolo di spaventapasseri. In lacrime, riesce a liberarsi e a tornare a casa, dove viene consumato religiosamente un umile pasto a base di polenta.
Nel paese si organizza la veglia funebre per il trapassato, alla quale partecipano in pratica tutti gli adulti. Checo, sotto le coperte, ascolta terrorizzato le preghiere che risuonano nella notte.
Il padre di Checo incontra nei campi un emigrante, Gelindo, che è ritornato a casa assieme a una bambina, Josette, che ha adottato in quanto il padre biologico, un suo amico, si è gravemente ammalato in seguito al duro lavoro in miniera. Zuan li invita a casa sua, dove Checo e Josette fanno amicizia.
Checo si reca a scuola, ma viene duramente canzonato dai suoi compagni, che gli rubano anche il cappello. La maestra dice ai ragazzi di effettuare un disegno a tema libero, spiegando loro che chiunque può diventare un grande pittore, anche un pastorello, facendo l’esempio del giovane Giotto scoperto da Cimabue.
Checo fantastica di diventare un novello Giotto, ma si dimentica di sorvegliare le pecore al pascolo. Una di esse mangia l’erba di un campo avvelenato.
Durante la cena, mentre la famiglia è a tavola, la pecora intossicata comincia a belare per il dolore, ma ormai è troppo tardi per essere salvata e muore. Checo scappa nel letto, per sottrarsi alla dura reazione del padre.
Zuan si reca in osteria, dove alcuni fascisti arringano i presenti prospettando un radioso futuro. Zuan si allontana e viene raggiunto dal figlio, assieme al quale assiste alla partenza di una famiglia che, ammassate le sue scarse masserizie su un carro, se ne va a Udine in cerca di fortuna.
Checo si reca in chiesa, dove il prete gli comunica che è invitato alla festa di matrimonio di una coppia di benestanti. Dopo avere assistito al corteo nuziale che attraverso il paese, passando anche davanti alla banda che suona, Checo non riesce tuttavia a trovare un posto libero a tavola, e si allontana profondamente frustrato. Nella notte viene tormentato da incubi aventi per protagonista uno spaventapasseri.
Per rimediare alla morte della pecora avvelenata, Zuan deve vendere l’unica mucca della famiglia, e porta con sé anche Checo mentre si reca a tal fine al mercato.
Il protagonista, sempre con le sue pecore al seguito, assiste alla partenza di alcuni giovani migranti per le miniere del Belgio, e viene preso in giro dai congiunti di questi, che si vantano di essere intenzionati a loro volta a lasciare il Friuli, mentre invece Checo è destinato a rimanere per pascolare le pecore.
Checo e Josette si recano a giocare in un mulino, dove il protagonista per la prima volta si rende conto che qualcuno al di fuori della sua famiglia (la bambina adottata da Gelindo) gli vuole bene.
Checo si dimentica nuovamente di dovere sorvegliare le sue pecore, mettendosi a giocare tirando sassi in un corso d’acqua. Viene brutalmente riportato alla realtà dalle urla di un contadino che scaccia i ruminanti dalla sua terra. Questi affronta Zuan con una forca in mano, apostrofando come “figli di pidocchi” lui e suo figlio. Il padre si arrabbia moltissimo e cerca Checo in ogni dove, mentre il ragazzo, in lacrime, cerca di nascondersi sdraiandosi per terra. Alla fine il padre lo trova e, dopo averlo afferrato per la vita come un fuscello, lo sbatte ripetutamente su uno spaventapasseri, apostrofandolo con lo stesso nome, lasciando alla fine Checo piangente sulla nuda terra.
Mentre aiuta la sorellina a fare i compiti, il giovane protagonista viene ripreso dal padre, che lo colpisce con un ceffone. Disperato, Checo scappa al piano superiore e, dopo avere messo in un fagotto le sue povere cose, scappa di casa passando dai tetti. Arriva sul letto del fiume Tagliamento, ma qui dei soldati in maschera antigas escono improvvisamente dalla loro postazione mimetizzata, mettendo in fuga il ragazzino che ritorna precipitosamente sui suoi passi. Rientrato a casa, viene salvato dalle cinghiate del padre dal provvidenziale intervento della madre.
Checo insegue due suoi coetanei che, di nascosto, stanno trasportando un bottiglione di vino per condividerlo con i loro compagni. Il giovane protagonista osserva di nascosto i ragazzi che bevono il vino cantando e ballando e, dopo essersi tradito, viene comunque per la prima volta accettato dai suoi compagni che finalmente lo chiamano con il suo vero nome. Ebbro della bevuta, Checo si riappacifica anche con lo spaventapasseri.
Rientrando di sera a casa, il giovane protagonista scopre che il fratello maggiore, Roberto, è morto in Belgio, in un incidente in miniera.
Checo riesce a vincere dei soldi giocando con i suoi compagni al muduc, e compra dei sigari a Zuan, cercando a modo suo per la prima volta di propria iniziativa di aiutare il padre.
Mentre pianta delle viti, Zuan comunica a sua moglie, Anute, l’intenzione di ipotecare la casa per affittare altri campi.
La madre comunica a Checo che deve sostituire Roberto nell’aiutare la famiglia. Per questo motivo il ragazzo è costretto ad abbandonare gli studi, nonostante sia il migliore della classe, per lavorare nei campi. Il primo compito assegnatogli è quello di raccogliere delle pannocchie per scambiarle con delle castagne portate dagli abitanti della Carnia.
Dopo un pasto insufficiente, Checo, spinto dai morsi della fame, si reca in una famiglia di benestanti, sperando di sbocconcellare qualcosa. Viene tuttavia scacciato e apostrofato con il solito nomignolo: “Vai via, spaventapasseri!”. Il ragazzo scappa esasperato e raggiunge uno spaventapasseri, che prima colpisce con delle sassate, poi abbatte, infine calpesta, liberandosi finalmente dall’incubo che lo aveva tormentato per tutta l’infanzia.
La scena finale suggella il – sia pure prematuro - ingresso di Checo nel mondo degli adulti: dopo avere ricevuto (per la prima volta nel film) un pezzo di pane, il ragazzo si arrampica su un albero per potarlo. Una elevazione fisica che sembra suggerire quella morale del protagonista, in contrasto con quella coatta, umiliante, subita all’inizio del racconto per mano dei suoi coetanei.